1 Ottobre — 14 Novembre 2020
testo critico di Lorenzo Canova

Maja Arte Contemporanea inaugura la stagione espositiva 2020-2021 con la prima personale della giovane artista molisana Anna Di Paola, che debutta in galleria con un ensemble di ritratti dal titolo “Misero Blu”.

Attraverso l’utilizzo della cianografia, Di Paola fa affiorare nel blu prussiano quindici immagini che rievocano altrettante opere del “Periodo Blu” di Picasso.

Per una giovane artista dialogare in modo esplicito con Pablo Picasso richiede un atto di coraggio e una dose di spregiudicatezza: il rischio è di essere travolta dal peso dell’artista più famoso del Novecento o di dare vita a opere che non escono dai limiti di quella convenzionalità che gran parte del ‘picassismo’ internazionale aveva già mostrato già negli anni Cinquanta del secolo passato. Eppure Anna Di Paola ha avuto questo coraggio e sembra aver decisamente vinto la sua sfida personale“, osserva Lorenzo Canova nel testo critico in catalogo.

Orietta, Agostino, Paolo, Chiara, Gianmario, Emanuela, … Anna, sono i protagonisti senza tempo di questi enigmatici ritratti molisani: “Riemerse dall’oblio e dalla dimenticanza, quelle figure sono ancora fissate nella posa che Picasso aveva scelto per loro, ma una vibrazione inafferrabile sembra attraversare la materia rugosa di questi fogli miseri e poetici. Quelle persone si proteggono ancora dal freddo, stirano, si rinchiudono nella prigione nera della propria malinconia, abbracciano i propri bambini, stringono a sé e carezzano colombe e cagnolini: e tutto questo sembra accadere nella nota vespertina di una sera senza notte, in una luce che non diventerà mai quella splendida del giorno senza però trascolorare nel nero delle tenebre. Così, in questo perenne crepuscolo fatto di una sostanza immateriale, misera e meravigliosa, gli scatti di Anna Di Paola riescono a trovare un dialogo ermetico con la grande pittura del maestro, un’affinità di immagini e sentimenti, fino a scoprire nei suoi stessi occhi il riflesso segreto che anima il sofferto e solenne autoritratto di Picasso e che ci accompagna nei percorsi leggeri e melanconici di una fotografia che si ravviva nella sua misteriosa essenza pittorica.

Selezione opere

Anna Di Paola
Gianmario, 2017
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Anna Di Paola
Paolo, 2017
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Anna Di Paola
Pina, 2017
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Anna Di Paola
Anna Maria, Mino e Matteo, 2020
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Anna Di Paola
Anna, 2020
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Anna Di Paola
Agostino e Andrea, 2020
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Anna Di Paola
Daniela e Gabriele, 2020
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Anna Di Paola
Chiara, 2020
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Anna Di Paola
Emanuela, 2020
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Anna Di Paola
Mariateresa, 2020
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Anna Di Paola
Giulia, 2020
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Anna Di Paola
Rita, 2017
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Anna Di Paola
Cinzia e Giovanna, 2020
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Anna Di Paola
Claudia, 2020
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Anna Di Paola
Orietta e Agostino, 2017
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Testo critico

Malinconie in blu

di Lorenzo Canova

Per una giovane artista dialogare in modo esplicito con Pablo Picasso richiede un atto di coraggio e una dose di spregiudicatezza: il rischio è di essere travolta dal peso dell’artista più famoso del Novecento o di dare vita a opere che non escono dai limiti di quella convenzionalità che gran parte del “picassismo” internazionale aveva mostrato già negli anni Cinquanta del secolo passato.

Eppure Anna Di Paola ha avuto questo coraggio e sembra aver decisamente vinto la sua sfida personale, portata non all’immenso e indiscutibile contributo di Picasso alle arti del suo tempo, ma a quell’aura di mito che inevitabilmente si crea intorno a una figura simile, come le nuvole che si addensano intorno ai monti più alti.

Il confronto (in forma di omaggio), tra l’altro, è dedicato al Picasso del periodo blu, con le sue figure avvinte da una mestizia millenaria e irredimibile, immagini di una malinconia che celebra e rende eterni gli esclusi di un universo marginale posto ai confini estremi della società e del mondo stesso, in una landa desolata popolata solo da mendicanti, alcolizzati, saltimbanchi e da persone la cui estrema povertà sembra risalire alla notte dei tempi.

Anna Di Paola ha usato con intelligenza quello che una volta si sarebbe chiamato un linguaggio “citazionista”, che ha avuto una grande diffusione tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, in un contesto che ha interessato pittori, scultori performer, artisti concettuali, videoartisti e registi di cinema e teatro, come, per fare un importante riferimento al Molise (regione di origine di Di Paola), ha immaginato Gino Marotta nella sua straordinaria scenografia per Hommelette for Hamlet di Carmelo Bene del 1987.

Di Paola, tuttavia, non cita capolavori dell’arte classica, rinascimentale o barocca, come perlopiù accadeva anni fa (e come, ad esempio, accade ancora nell’opera di Jeff Koons), ma compie il suo viaggio a ritroso alle radici della modernità e a uno dei suoi padri più nobili, rievocato nella sua fase più intimista, preparatoria dello slancio alla ricerca del nuovo e di visioni rivoluzionarie destinate a cambiare la storia dell’arte.

La giovane artista ha lavorato pertanto con intelligenza, rievocando molti celebri quadri del periodo blu attraverso la fotografia, forma espressiva che predilige e che padroneggia con sicurezza e qualità, scegliendo persone comuni, individuate spesso anche casualmente per la somiglianza con i protagonisti dei dipinti e messe in posa senza però utilizzare le scene di un vero e proprio set.

Quello che dona un notevole interesse a queste opere è la scelta del supporto, una vecchia carta trovata dall’artista quasi per caso, e l’utilizzo della cianografia, fondamentale per restituire sui fogli la monocromia azzurra delle opere di Picasso, in un risultato visivo che riesce a essere contemporaneo anche se sembra provenire dal secolo scorso, dagli anni lontani in cui quei quadri sono stati dipinti.

Anche il titolo di questo ciclo fotografico, “Misero blu”, restituisce con grazia ed efficacia il sentimento della povertà e dell’emarginazione dei dipinti di Picasso: il confronto è dichiarato ed esplicito ma le foto hanno un valore che va oltre il semplice volersi rifare a un maestro e ai suoi capolavori.

In un certo senso Di Paola sembra infatti calarsi indietro di un secolo e ritrovare i veri volti di quelle persone che Picasso aveva messo al centro delle proprie opere, dando loro una nuova vita che però appare sospesa in una sorta di limbo azzurro, in uno spazio intermedio dove il tempo sembra essersi non fermato, ma aver forse rallentato la sua corsa inesorabile.

Riemerse dall’oblio e dalla dimenticanza, quelle figure sono ancora fissate nella posa che Picasso aveva scelto per loro, ma una vibrazione inafferrabile sembra attraversare la materia rugosa di questi fogli miseri e poetici.

Quelle persone si proteggono ancora dal freddo, stirano, si rinchiudono nella prigione nera della propria malinconia, abbracciano i propri bambini, stringono a sé e carezzano colombe e cagnolini: e tutto questo sembra accadere nella nota vespertina di una sera senza notte, in una luce che non diventerà mai quella splendida del giorno senza però trascolorare nel nero delle tenebre.

Così, in questo perenne crepuscolo fatto di una sostanza immateriale, misera e meravigliosa, gli scatti di Anna Di Paola riescono a trovare un dialogo ermetico con la grande pittura del maestro, un’affinità di immagini e sentimenti, fino a scoprire nei suoi stessi occhi il riflesso segreto che anima il sofferto e solenne autoritratto di Picasso e che ci accompagna nei percorsi leggeri e melanconici di una fotografia che si ravviva nella sua misteriosa essenza pittorica.

Artisti esposti

Anna Di Paola
 

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