
Attiva a livello internazionale, Iris Nesher torna a esporre in Italia dopo “Materia/Matter” (Nomas Foundation, Roma, 2022) e la partecipazione a una collettiva al museo MAXXI (Roma, 2019).
La mostra presenta una selezione di fotografie monocromatiche e sculture in porcellana di Limoges, realizzate nel corso del 2024, in cui l’artista propone un’esplorazione potente e simbolica della frattura e della ricomposizione come metafore dell’esperienza umana, in un’epoca ossessionata dalla perfezione.
All’interno del percorso espositivo, i due differenti linguaggi – che in questo progetto si rispecchiano e completano a vicenda – compongono una sorta di paesaggio archeologico dell’interiorità, dove Nesher celebra la bellezza delle imperfezioni, aprendo uno spazio di risignificazione.
Le linee di faglia, che segnano non solo la materia ma anche l’anima degli oggetti, nelle mani dell’artista si trasformano in tracce preziose: le porcellane – nelle forme originarie di vasi e piatti – sono intenzionalmente frantumate per poter essere ricomposte grazie all’uso del filo di lino, che sostituisce qui l’oro della tradizione giapponese del kintsugi. Filo e ricucitura rappresentano una vera e propria dichiarazione estetica, creando un nuovo vocabolario visivo, dove ogni giunzione diventa un momento di bellezza e occasione di contemplazione sul carattere transitorio di ogni esistenza.
Nelle fotografie, il monocromo dei toni – bianchi lattiginosi, grigi tenui, chiaroscuri sfumati – sospende ogni riferimento spazio-temporale, trasportando lo sguardo in una dimensione ovattata, quasi uterina, dove il fragile non è negato, ma accolto e valorizzato.
Quella di Iris Nesher è una riflessione visiva e materica sul cambiamento: dall’integrità iniziale alla frammentazione poetica, fino ai gesti di intima ricomposizione che ci accompagnano nel corso della vita. Le sue opere danno corpo a questo passaggio, rivelando nella crepa non solo la ferita, ma anche la possibilità di una nuova forma; in alcuni casi, una vera e propria opportunità, in altri una necessità che si impone.
«Credo che l’arte, più sottilmente, tracci le linee di faglia lasciate da queste fratture interne non per chiuderle, ma per rivelare come si spostano e danno forma al nostro essere.» — Iris Nesher
La mostra è accompagnata da un catalogo con testo critico di Manuela De Leonardis.