1931
Isabella Ducrot nasce a Napoli nel 1931. Vive e lavora a Roma da molti anni.
Nei molteplici viaggi in Oriente sviluppa un particolare interesse per i prodotti tessili di questi paesi a est dell’Europa: la tradizione del tessuto così differente in Cina, in India, in Turchia, in centro Asia diventa oggetto di studio e di ricerca. Si va così formando negli anni una raccolta di tessuti rari, di interesse storico e contemporaneamente da qui parte un percorso di ricerca artistica che prevede l’uso di materiale tessile per realizzare le opere.
Nel 1989 realizza una serie di 12 quadri formata da pannelli in cui incorpora frammenti di un tessuto andino risalente a mille anni prima. In seguito l’artista dedica due anni di lavoro su un motivo costante nella cultura ottomana, il “cintamani”, e compone una folta serie di arazzi con questo motivo decorativo.
Alla Biennale di Venezia del ’93 presenta un grande arazzo che oggi fa parte della collezione del Museo di Gibellina in Sicilia. Attorno agli anni ’90 subentra l’uso della carta come base per una serie di grandi disegni e monotipi in bianco e nero.
Del 2002 è la serie di arazzi di carta dal titolo “Memorie di una terra”, ricordi di viaggi in Afghanistan, andata in esposizione presso l’Archivio di Stato a Milano.
Un esemplare di collage di tessuto, carta e pittura (4x4m), è esposto ed acquistato dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, mentre un grande pastello su seta fa parte della collezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Nel 2005 realizza due mosaici per la stazione di Piazza Vanvitelli della metropolitana di Napoli.
Del 2008 è “Variazioni”, mostra personale presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e la pubblicazione del suo testo “La matassa primordiale”, Edizione Nottetempo. Nel 2011 partecipa alla Biennale di Venezia, Padiglione Italia.
Dal 2012 realizza l’opera di prima pagina dell’inserto mensile Donne chiesa mondo de “L’Osservatore Romano” e, prima artista donna, il 13 marzo 2013 disegna il fregio che in prima pagina saluta l’elezione di Papa Francesco.
Del 2014 è “Bende sacre”, mostra personale presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Espone alla Galleryske di New Delhi e successivamente partecipa ad Art Basel dove torna nel 2019 con la Galerie Gisela Capitain che la presenta nello stesso anno a Frieze (Londra) e alla FIAC (Parigi). Del 2015 l’installazione “Effimero” al Museo Archeologico di Napoli, a cura di Achille Bonito Oliva. Del 2019 sono le personali presso la Galerie Gisela Capitain di Colonia e Capitain Petzel di Berlino.
Isabella Ducrot ha esposto le sue opere a Roma, Milano, Napoli, Oslo, Palermo, Parigi, Colonia, Berlino, Madrid, Stoccolma, New York e Nuova Delhi. Ha realizzato fondali per palcoscenico, per concerti e balletti (Filarmonica di Roma, Balletto del Sud di Lecce, Teatro Olimpico e Teatro Palladium di Roma).
Sei le sue pubblicazioni: I ventidue luoghi dello spirito (2022, ed. Quodlibet), Women’s Life (2021, ed. Quodlibet), La stoffa a quadri (2018, ed. Quodlibet), Fallaste Corazón (2012, ed. Il notes magico), Suonno (2012, ed. La Conchiglia), La matassa primordiale (2008, ed. Nottetempo).
Hanno scritto sul suo lavoro: Ritanna Armeni, Ginevra Bompiani, Giovanna Bonasegale, Achille Bonito Oliva, Patrizia Cavalli, Marcella Cossu, Federica Di Castro, Laura Cherubini, Erri De Luca, John Eskenazi, Ruggero Guarini, Diane Kelder, Raffaele La Capria, Bruno Mantura, Maria Vittoria Marini Clarelli, Sandra Pinto, Massimiliano Alessandro Polichetti, Silvia Ronchey, Lucetta Scaraffia, Nadia Tazi, Luciano Trina, Tommaso Trini, Stefano Velotti, e molti altri.